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Anche l’hamburger americano sceglie gli allevamenti italiani

Per gli hamburger anche le grandi multinazionali del fast food, quel fast food dal quale hanno provato a metterci in guardia le nostre nonne, si affidano agli allevamenti italiani.

Metterci in guardia, verrebbe da chiedersi oggi, poi da cosa. Dato che almeno i grandissimi gruppi del settore, spesso finiti ingiustamente sotto i riflettori per la scarsa qualità del loro cibo, si rivolgono ad oltre 15.000 allevamenti italiani per servire, ogni giorno, decine di migliaia di hamburger.

È il caso di Mc Donald’s, il marchio più celebre del settore, che oggi serve in tutti i punti vendita italiani solo carne bovina allevata e macellata in Italia.

Un successo per il gruppo statunitense – oggi sempre più presente in Europa – ma un successo anche per un’industria, quella alimentare italiana, che in molti avevano accusato di avere successo soltanto laddove la grande tradizione tricolore dell’alimentare spianava la strada a marketing e vendite.

In realtà questa collaborazione – ormai attiva da molti anni – ha dimostrato che anche gli allevatori italiani possono fare impresa in un certo modo, soddisfacendo gli standard qualitativi, di prezzo e di tempi di consegna di uno dei più esigenti gruppi al mondo.

L’hamburger piace agli italiani… e parla italiano

Dietro l’arrivo di gruppi stranieri in uno dei paesi maggiormente tradizionalisti in termini di alimentazione c’è dunque una storia che parla comunque italiano.

Una storia che è stata anche e soprattutto un incontro di culture, che spesso in Italia, per fortuna nostra, hanno avuto la loro espressione più alta. Senza dover per forza citare poi il pomodoro che è arrivato dalle Americhe per i nostri sughi, così come il mais per la nostra polenta, tutti possono rendersi conto del fatto che anche a tavola, l’Italia ha saputo esprimersi su livelli altissimi proprio grazie all’incontro di ricette e saperi di tutto il mondo.

Una storia che, magari ancora in piccolo, si sta riproponendo anche adesso con l’hamburger più famoso del mondo, quell’hamburger che simboleggia gli Stati Uniti più della bandiera a stelle e strisce e che da qualche tempo ormai parla anche italiano.

Cucina italiana: riuscirai a farti largo anche tra gli hamburger

O meglio, ti sei già fatta largo. Perché anche le principali catene hanno declinato il panino secondo le abitudini alimentari degli italiani, partendo da materie prime italiane, ricette italiane reinventate e un modo di fare il panino che poggia su una storia millenaria, proprio quella della cucina italiana.

Un altro incontro, un altro innamoramento, un altro pezzo di storia che si aggiunge a quella, già importante, della cucina italiana.

Senza falsi tradizionalismi che – come ampiamente dimostrato altrove – non hanno senso di esistere nella storia della cucina italiana. Una cucina nata di incroci e di incontri, di amori iniziati, consumati e poi finiti, una cucina dinamica e per questo da sempre apprezzata in tutto il mondo.

Una tradizione che l’hamburger di oggi rinforza, rielabora, interpreta nell’essenza più profonda della cucina italiana, quell’essenza che le ha permesso di cambiare decine di volte, anche soltanto nell’ultimo secolo.

Non sarà un hamburger – di carne italiana – a far vacillare una tradizione forte come quella della nostra cucina. E se dovesse farlo, vorrà dire che ci saremo purtroppo arresi al passato, senza più voler guardare un futuro.

Un futuro del quale oggi è impossibile parlare. Il presente? I dati parlano chiaro, perché sono sempre di più gli italiani innamorati degli hamburger.

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